SCIOPERO GENERALE, GIOVEDI’ 31 OTTOBRE, CON MANIFESTAZIONE A ROMA, PIAZZETTA VIDONI H. 10.30

Contro la manovra collegata alla Legge Finanziaria che colpisce Sanità, Enti Locali, Scuola e pensioni; Contro l’odioso meccanismo del silenzio-assenso che sottrae il Tfr ai lavoratori per regalarlo ai Fondi Pensione.

Per la Scuola le “novità” si aggiungono ai disastri di sempre e ad un mancato rinnovo del contratto scaduto da quasi 3 anni. Le ultime leggi di bilancio hanno stanziato risorse ben al di sotto rispetto all’inflazione maturata nel triennio di riferimento. A fronte di un’inflazione reale pari al 18% è previsto un recupero del solo 5,78%, con un differenziale di oltre il 10%. Così si abbatte il potere d’acquisto. Scioperiamo affinché vengano stanziate risorse aggiuntive per rispondere all’inflazione del triennio e fare un passo verso l’equiparazione agli stipendi europei.

Ancora classi pollaio, ancora ricorso massiccio al precariato reclutato secondo il deleterio sistema dell’algoritmo, generatore di errori e ricorsi a non finire, ancora edilizia fatiscente e scuole non a norma, ambienti che cascano a pezzi, mentre coi soldi PNRR si crea la buffonata degli ambienti digitali.

A tutto questo si aggiungono i micidiali provvedimenti emanati o in procinto di essere emanati dal Governo:

  • la regionalizzazione del sistema dell’istruzione dovuta all’autonomia differenziata (gabbie salariali comprese);
  • la riduzione di un anno di scuola superiore con la quadriennalizzazione di tutti i percorsi, attualmente ancora in discussione, già anticipata dalla sperimentazione della filiera tecnologico professionale e da orientamenti didattici che esaltano le UDA, nuova riedizione dei famigerati saperi minimi;
  • la riforma del voto di condotta, che introduce un clima di terrore e repressione nelle scuole;
  • la risoluzione che vieta attività educative di contrasto alle discriminazioni di genere;
  • le nuove linee guida dell’educazione civica, volte a formare gli studenti su non a “valori” imprenditoriali, antisolidaristici e nazionalistici;
  • la proliferazione di figure intermedie che minano a spaccare la categoria e a trasformare sempre più la scuola in un ibrido fra azienda e caserma;
  • il DDL “collegato al lavoro” in discussione alla Camera che mira ad introdurre il “contratto di apprendistato duale” da 15 anni fino a dopo il dottorato con retribuzioni ridicole (col plauso di Confindustria).

Sono provvedimenti che ridisegnano l’impianto complessivo della scuola:

  • distruggono un’impostazione pedagogica che, pur con tutti i suoi limiti, ha caratterizzato la scuola della repubblica;
  • porteranno, come nel caso delle quadriennalizzazioni del superiore, ulteriori tagli di cattedre (mirati ad indurre sugli studenti disoccupazione e ulteriore futura precarietà).

Per imporre queste deleterie politiche utilizza lo strumento repressivo: è da intendere in questo senso il DDL 1660 sulla sicurezza, che sfodera il manganello contro chi manifesta nelle piazze, contro chi occupa luoghi di lavoro e di studio, contro chi esprime dissenso.

 

  • PER La riduzione delle spese militari,
  • NO alla cobelligeranza,
  • NO agli sprechi vergognosi del denaro pubblico per la realizzazione dei lager per migranti in Albania, la Tav e il ponte sullo stretto di Messina.
  • PER una vera tassazione degli extra-profitti di banche e speculatori, delle imprese energetiche, delle aziende tecnologiche internazionali.
  • PER gli Investimenti contro il dissesto idro-geologico e gli effetti del cambio climatico
  • PER un rinnovo contrattuale che avvicini gli stipendi alla media europea
  • PER un provvedimento urgente di immissione in ruolo dei precari su tutti i posti liberi eliminando l’assurda divisione tra organico di diritto e organico di fatto. Poi istituzione del doppio canale di reclutamento (50% dei posti ai precari)
  • PER La riduzione del numero di alunni per classe
  • PER L’eliminazione dell’algoritmo, ritenuto illegittimo da decine di sentenze in tutta Italia, ed il ritorno alle nomine in presenza

 

SCIOPERIAMO COMPATTI GIOVEDI’ 31 OTTOBRE E MANIFESTIAMO A PIAZZETTA VIDONI ALLE H. 10.30

 

Comunicato nuovo anno scolastico

     L’anno scolastico si apre in modo tempestoso, con provvedimenti di enorme gravità che si aggiungono ai disastri di sempre.
Ancora classi pollaio, ancora ricorso massiccio al precariato reclutato secondo il deleterio sistema dell’algoritmo generatore di errori e ricorsi a non finire, ancora edilizia fatiscente e scuole non a norma, ambienti reali che cascano a pezzi, mentre coi soldi PNRR si crea la buffonata degli ambienti digitali.
A tutto questo si aggiungono i micidiali provvedimenti recentemente emanati dal Governo: la riforma del voto di condotta, che introduce un clima di terrore e repressione nelle scuole; la risoluzione che vieta attività educative di contrasto alle discriminazioni di genere, aprendo di fatto ad una pedagogia omofoba; le nuove linee guida dell’educazione civica, volte a formare gli studenti non a valori civici ma a “valori” imprenditoriali, antisolidaristici e nazionalisti; la riduzione di un anno di scuola superiore con la quadriennalizzazione di tutti i percorsi, attualmente ancora in discussione ma già anticipata da orientamenti didattici che esaltano le UDA, nuova riedizione dei famigerati saperi minimi di una volta; la proliferazione di figure intermedie che minano a spaccare la categoria e a trasformare sempre più la scuola in qualcosa a metà strada tra l’azienda e la caserma.
Si tratta di provvedimenti che ridisegnano l’impianto complessivo della scuola, che distruggono un’ impostazione pedagogica che pur con tutti i limiti ha caratterizzato la scuola della repubblica, che porteranno, come nel caso delle quadriennalizzazioni del superiore, disoccupazione e ulteriore precarietà. Il Governo fa scempio dell’istruzione, così come di altri settori lavorativi e sociali, sanità in primis. Per imporre queste deleterie politiche utilizza lo strumento repressivo: è da intendere in questo senso il DDL 1660 sulla sicurezza, che sfodera il manganello contro chi manifesta nelle piazze, contro chi occupa luoghi di lavoro e di studio, contro chi esprime il proprio dissenso. La gravità della situazione impone una consapevolezza generalizzata e una capacità di risposta. Attiviamoci nelle scuole e ovunque, promuoviamo controinformazione, contrastiamo le imposizioni a partire dai luoghi di lavoro, colleghiamoci ai settori che si mobilitano e partecipiamo laddove possibile anche alle iniziative contro il decreto sicurezza.

La lotta per la difesa della scuola pubblica passa anche per la battaglia contro il precariato.

Ogni anno sempre la solita storia che si ripete; il ministro di turno afferma di aver trovato la soluzione all’annosa questione del precariato nella scuola, ma tutto poi si risolve in un bluff. E così è accaduto anche col Ministro Valditara (quello che pensava di risolvere i problemi endemici della scuola italiana con la parolina magica “Merito”): nonostante avesse annunciato urbi et orbi che con il suo concorso PNRR avrebbe diminuito radicalmente il problema, l’avvio dell’anno scolastico 2024-2025 si sta dimostrando un vero e proprio incubo, per alunni, famiglie e lavoratori della scuola (docenti e ATA).

Un incubo che cresce sempre più, se è vero che in sette anni i docenti precari sono aumentati del 72%; dai 132 mila supplenti dell’anno 2017/2018 ai 232 mila dello scorso anno, mentre per l‘attuale anno scolastico saranno 250 mila (più di un terzo dei docenti totali) quelli assunti fino al 30 giugno 2025, e di questi ben 106.000 sono insegnanti di sostegno. Poi la giostra ricomincerà. La situazione per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario nelle aule e nelle segreterie scolastiche non è, certo, migliore: si calcola che il precariato, in questo settore lavorativo, ammonti a oltre 50 mila unità.

La triste realtà è che un lavoratore precario costa allo Stato molto meno di uno a tempo indeterminato e, quindi, all’amministrazione conviene mantenere lo status quo fatto di incertezza e contratti a tempo piuttosto che favorire la completa stabilizzazione. Di questi lavoratori viene sfruttata la professionalità, evitando al contempo di riconoscere loro alcuni fondamentali diritti, come il diritto alla maturazione dell’anzianità di servizio, a percepire uno stipendio anche al termine delle attività didattiche, al pagamento completo dell’indennità di malattia; al TFR calcolato su 10 anziché su 12 mesi.

E così si spiega perché con 62.560 cattedre scoperte, sono state autorizzate solo 45.000 assunzioni (per di più non riuscendo a reclutare tutto il contingente), si programmi un nuovo concorso scuola a novembre, creando delle aspettative che poi verranno deluse, mentre migliaia di idonei di concorsi degli anni passati sono ancora in attesa di una chiamata e perché, a fronte di oltre 30mila posti vacanti tra gli ATA, sono state previste solo 10 mila assunzioni in ruolo (pari ai pensionamenti 2024).

A rendere la situazione ancora più caotica c’è da una parte la proliferazione dei canali di assunzione come le Graduatorie provinciali a scorrimento (GPS), il cui algoritmo mostra, ancora una volta, dei gravi limiti di funzionamento (con graduatorie piene di errori, prima pubblicate, poi ritirate e ancora ripubblicate, con il caso più eclatante registrato a Brescia), affiancate quest’anno dall’ultima novità ministeriale dell’Interpello (col risultato di avere le segreterie invase da centinaia di candidature da parte di docenti senza titolo) e le graduatorie sempre verdi di aspiranti insegnanti, sfornati da TFA e prossimamente dall’Indire; dall’altra il verificarsi sempre più spesso di vicende vergognose che riguardano l’acquisto di titoli per l’insegnamento, anche sul sostegno e di certificazioni varie, a partire da quelle linguistiche, all’estero, ma anche in Italia.

Tutto ciò, oltre a produrre un balletto dei docenti, utilizzati col sistema “usa e getta”, senza alcun rispetto per la loro professionalità e condizione esistenziale, comporta ricadute inevitabili sulla gestione delle scuole, sugli alunni e sulle famiglie che vedono la continuità didattica sempre più come un miraggio.

Parte del problema sono i sindacati maggiormente rappresentativi che non sono mai riusciti a porre la questione della stabilizzazione dei precari all’ordine del giorno coi diversi esecutivi che si sono succeduti in tutti questi anni; anzi, detti sindacati, oltre a non aver denunciato le falle del sistema di reclutamento italiano con i suoi tempi biblici per l’assorbimento del precariato, hanno di fatto avallato che per decenni lo Stato favorisse lo sfruttamento e la discriminazione dei lavoratori. Hanno così fatto in modo che i precari della scuola si abituassero a pensare che la loro controparte fossero i compagni di graduatoria, chi minacciava di acquisire posizioni più vantaggiose rispetto a loro o altri che a gran voce e legittimamente rivendicavano il riconoscimento dei loro diritti. In sostanza gli stessi sindacati hanno incentivato la guerra tra poveri!

Di contro l’Unicobas è da sempre pienamente convinto del fatto che per affrontare la questione del precariato non possa più essere rimandata la costruzione di un fronte che sia, pur nelle sue differenti provenienze, determinato ed unitario e che tale battaglia si saldi necessariamente a quella contro il progetto di distruzione della scuola pubblica messa in atto dai governi che si sono succeduti da vent’anni a questa parte; pertanto la proposta del nostro sindacato era e resta la seguente:
– Istituzione di un doppio canale di reclutamento con il 50% dei posti a concorso ordinario ed il 50% dei posti da destinarsi al personale precario, Docente e Ata abilitato e vincitore di concorso, con l’esclusione della reiterazione dei concorsi e dei percorsi abilitanti per chi è già abilitato e vincitore di concorso. – Attribuzione di 12 punti per ogni abilitazione e per ogni anno di servizio maturati.     – Fase unicamente transitoria che preveda concorsi riservati per i non abilitati non vincitori di concorso.    – Ripristino del dovere di assumere cittadinanza nella provincia per le supplenze temporanee (non per i contratti annuali), nonché della domanda su massimo tre scuole e dello spostamento in coda alla graduatoria in caso di rifiuto delle supplenze. – Conteggio solo degli anni di servizio maturati nelle scuole pubbliche e, nella fase transitoria, eliminazione dal computo nelle graduatorie pubbliche degli anni svolti in scuole private non certificati da busta paga. – Chiudere i buchi in organico per vigilanza, sicurezza ed amministrazione: assunzione di tutti i precari Ata con 36 mesi di servizio. – Stabilizzazione di LSU ed LPU presso gli Enti Locali.   – Rilascio dei titoli e delle certificazioni validi per l’insegnamento esclusivamente da parte di scuole e università pubbliche.

Per l’esecutivo nazionale Unicobas

Stefano Lonzar

Pensioni Scuola anno 2024/2025

Pubblicato il Decreto Ministeriale n. 188 del 25.9.2024 con la relativa circolare applicativa contenente la tabella di sintesi dei requisiti necessari per andare in pensione.
Il personale educativo, docente ed ATA, potrà presentare le istanze di cessazione dal 27 settembre al 21 ottobre 2024.Per i dirigenti scolastici il termine per l’istanza di cessazione è fissato al 28 febbraio 2025.

Disponibilità per il conferimento incarichi a tempo determinato personale docente – a.s. 2024/2025

Pubblicazione delle disponibilità per il conferimento incarichi a tempo determinato personale docente – a.

Decreto di pubblicazione incarichi a tempo determinato personale docente di ogni ordine e grado – 1° turno di nomina a.s. 2024/25

I soggetti di cui al bollettino allegato, che costituisce parte integrante ed essenziale del presente decreto, sono destinatari di una proposta di contratto a tempo determinato, per la classe di concorso o la tipologia di posto indicate.

Bollettino nomine definitivo – 1 turno

 

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PARTE RICORSO RECUPERO SCATTO 2013

Nel periodo che va dal 2007 al 2018 diversi eventi restrittivi (intervenuti col placet delle OOSS pronta-firma che ora fingono “indignazione”) hanno colpito il personale della scuola: il blocco del rinnovo dei contratti pubblici; il blocco della progressione di carriera per anzianità degli anni 2011-2012-2013; la cancellazione del gradone 0-2; il blocco delle posizioni economiche […]